
Oggi vi raccontiamo come siamo finiti a fare trekking vista mare in Puglia al confine tra la provincia di Bari e la BAT.
In estate, le rare volte in cui in Puglia soffia la tramontana scatta la malinconia. Niente mare. Si va a fare shopping.
Sabato pomeriggio, cielo sereno, tanto sole ma tanto vento da nord. Sia io che Yuliya abbiamo (stranamente) il pomeriggio libero e non abbiamo intenzione di rinchiuderci in un centro commerciale. Decidiamo di andare a fare una passeggiata sul lungomare di Bisceglie al tramonto. Dopo una lunga serie di trekking e avventure spericolate finalmente una passeggiata romantica.
Partiamo in auto da Molfetta e percorriamo la ss 16 adriatica fino alla prima rotatoria all’ingresso di Bisceglie. Qui decidiamo di svoltare a destra e proseguire dritto. Siamo convinti che la strada ci porterà in località “Prima Spiaggia” anche nota come “Facce Lisce” (o almeno così mia nonna chiamava la prima baia del litorale urbano biscegliese caratterizzata da pietre e ciottoli levigati nel tempo dalle onde del mare al punto da diventare liscissimi). La strada si stringe inoltrandosi tra vigneti e campi coltivati. Ok, tanto per cambiare ci siamo persi.
Inizia l’avventura
L’asfalto finisce. Un muro a secco imponente alto circa tre metri si interpone tra noi e l’orizzonte. Nel muro c’è una porta, o meglio ciò che ne resta. Gli stipiti in pietra sono attraversati dai raggi rossi del sole che inizia a calare. Parcheggiamo l’auto all’ingresso di un fondo e ci avviciniamo al portale. Si vede il mare. E’ una cartolina irresistibile. Decido di oltrepassare la porta nonostante Yuliya mi faccia notare che si tratta di proprietà privata. Non tocco nulla, promesso.
Il vento si fa più intenso. Lo spettacolo ha inizio. Ci ritroviamo sugli spalti di un anfiteatro naturale a picco sul mare. Decidiamo di andare in “zona poltronissime”. Scendiamo la scalinata in legno che scricchiola sotto i nostri piedi. Mancano gli ultimi quattro gradini. Saltiamo.
Eccoci in prima fila. Il suono della risacca sui ciottoli si alterna a quello delle onde che si infrangono sulle falesie. Il loro colore rossastro è accentuato dalla luce del sole delle 19:00 a cui fa da contrasto il mare dalle tonalità argento.
La roccia è intervallata da una serie di vere e proprie grotte. Eccole le Grotte di Ripalta a cui faceva riferimento la segnaletica turistica realizzata dalla Scuola Media Monterisi nel 2019. Ne avevamo sentito parlare in passato ma senza enfasi alcuna. E invece…
Ci guardiamo attoniti: siamo davvero a 7 km circa da casa nostra?
Torniamo nella parte alta per ammirare il panorama da un’altra prospettiva. La nostra attenzione cade su un sentiero che avevamo intravisto al nostro arrivo. Parte il trekking vista mare in Puglia senza pensarci troppo nonostante le scarpe poco adatte e l’auto parcheggiata in maniera alquanto discutibile.
L’escursione
La prima parte del tracciato sembra quasi un cunicolo perchè passa tra due muri a secco alti circa due metri. Proseguendo in direzione nord c’è una staccionata a tratti mal ridotta. Alla nostra sinistra, invece, il muro a secco altissimo lascia intravedere in alcuni punti crollati la campagna circostante. Yuliya mi chiede a ragion veduta il motivo per cui quei muri non fossero dei muretti. In effetti lo stereotipo di muretto a secco pugliese vuole che lo stesso sia alto mediamente un metro o poco più. Come mai qui ci sono mura in pietra locale che sembrano fortificazioni?
Mi ritornano in mente i racconti di mio padre durante le biciclettate domenicali della mia infanzia in zona Torre Calderina (tra l’altro non molto distante dalle Grotte). Papà mi spiegava che i campi coltivati a ridosso del mare necessitano di una protezione efficace contro la tramontana. E’ per questo che i muri a secco in questa zona (e non solo) sono così imponenti.
Il tramonto assume tonalità sempre più sanguigne e il vento si fa sentire non poco. Le grotte sono ormai alle nostre spalle e voltandoci di tanto in tanto ne apprezziamo la diversa prospettiva. Approfittiamo della staccionata rotta per proseguire sul ciglio della scogliera che corre lungo il sentiero. Ci mettiamo un po’ per prendere confidenza con lo strapiombo che tuttavia degrada progressivamente.
A metà strada
Sul versante terra non possiamo fare a meno di notare un edificio dalla forma quantomeno interessante. Un sentiero molto stretto che si inoltra nei campi probabilmente lo collega alla via principale su cui ci troviamo noi. Ci riserviamo di percorrerlo in un’altra occasione. Il crepuscolo avanza e non vogliamo rientrare con il buio. Il trekking vista mare in Puglia prosegue. Incontriamo due runner e capiamo che probabilmente, come sospettavamo, proseguendo avremmo raggiunto la zona abitata.
La falesia ormai è diventata bassa scogliera; il sentiero infatti adesso prosegue sul livello del mare. In lontananza scorgiamo un capannone industriale. Come pensavamo siamo arrivati al centro abitato. Le tonalità viola e blu del crepuscolo lasciano intravedere a contrasto i lampioni accesi del primissimo tratto del lungomare di Bisceglie.
Sulla nostra destra la spiaggia è diventata ciottolosa, le onde sono più lunghe e la risacca più intensa. Il sentiero termina su uno spiazzo al centro del quale distinguiamo una vecchia pesa dismessa.
Si torna indietro con alle spalle la poca luce che resta. Tra la vegetazione secca notiamo altri piccoli sentieri che conducono nei campi circoscritti dai muri a secco mastodontici. Ormai è deciso: torneremo per un altro sopralluogo.
Allunghiamo il passo. E’ quasi sera e le Grotte di Ripalta tornano a farsi vedere con un fascino nuovo. Ci fermiamo l’ultima volta per contemplarle. Torniamo a casa? No, qui vicino c’è “Il Pantano”, vediamo se in qualche modo è collegato alle grotte. Ma questa è un’altra storia.
Alla prossima puntata.
Qualche precisazione
Sarà balzato agli occhi l’approccio naif a questo luogo che sicuramente in molti conosceranno almeno per sentito dire. In effetti le nostre sensazioni sono nate da una totale ingenuità nell’approccio. Non c’è stata la minima preparazione propedeutica. E’ nato tutto per caso, esattamente come riportato nelle righe qui sopra.
Questo ci ha permesso di non dare troppo peso ad una lunga serie di dettagli non trascurabili su cui abbiamo riflettuto e ci siamo documentati solo dopo il rientro.
Il sentiero che abbiamo individuato nasce come pista ciclabile. Tuttavia lo stato in cui versa è parecchio discutibile e questo a causa de “qualcuno” che ha deciso di accedervi con mezzi diversi dalla bici sfondando in più punti la staccionata che corre lungo il lato mare. Sarebbe stato utile creare un varco di accesso con una strettoia fatta ad esempio con blocchi di cemento per dissuadere chiunque ad accedervi in maniera impropria.
Abbiamo più volte citato le singolari pareti in muratura a secco alte più di due metri. In alcuni punti sono purtroppo crollate rovinando sul sentiero e in altri punti sembrano essere pericolanti. Occorrerebbe un minimo di manutenzione per mettere in sicurezza questi muri che fanno da cornice e rendono singolare quest’area.
Quello che ci preme sottolineare però è che nonostante i nei evidenti, ai nostri occhi (che proprio ingenui non sono) ha prevalso la bellezza e l’unicità del paesaggio. Con un minimo di cura l’area ha tutto il potenziale per diventare un’eccellenza paesaggistica.
Noi torneremo a visitarla in ogni caso.
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